Messaggio del Vescovo per l’Avvento 2025

Avvento 2025

Carissimi fratelli e sorelle,

“il Signore vi dia pace!”.

L’Avvento torna a far sbocciare la nostra speranza, ad allenarci nell’attesa, a riorientarci al Cielo, a ridestare il desiderio di Cristo Signore! Facciamo nostra l’invocazione di tutta la Chiesa, uniamo voci e cuori nel canto della Sposa: Maranathà, vieni Signore Gesù!

 

L’Avvento torna per aiutarci ad andare verso il Signore che viene sempre a visitarci. Gesù, infatti, ci raggiunge nell’Eucaristia, nella Parola, nella Comunità, negli ultimi… Siamo il Suo approdo! Ci trovi mendicanti nella preghiera, coinvolti nella Comunità e operosi nella carità. Affiniamo lo sguardo del cuore per accorgerci di Lui tra noi!

 

L’Avvento torna a ricordarci l’audace scelta di Dio di entrare nella storia diventando uomo. Sì, Dio è diventato uomo! Recuperiamo lo stupore per questo Suo grande amore. Solo chi coltiva lo stupore dinanzi al mistero di un Dio che non ha disdegnato di farsi uomo, facendo così rifiorire l’intera creazione, mantiene giovane il suo cuore.

 

Mi piace in questo Avvento dell’Anno giubilare invitare la nostra comunità diocesana ad esercitarsi nell’arte dello stupore dinanzi ai segni che parlano di Dio nella nostra storia, a partire dall’evento cardine avvenuto nella pienezza dei tempi: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14). Ispirati dal salmo 8, ripetiamo con gioia profonda: “O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra”! Fermiamoci, sostiamo, contempliamo, lasciamoci conquistare sempre più dalla condiscendenza di un Dio che per amore prende la nostra carne mortale per renderci immortali e partecipi della sua vita divina. Di conseguenza, scorgiamo la bellezza di Dio riflessa in ogni uomo e donna, ciascuno di loro frammento di luce, ricordando che “con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (GS 22). E dall’uomo, che ha in sé l’immagine di Dio (cf Gen 1, 27) il passo successivo è quello di ammirare la grandezza di Dio in tutte le altre opere delle sue mani. Il creato è esso stesso Parola che rivela il volto e il cuore di Dio, che tutto ha fatto per amore.

 

Eco dello stupore del salmista è stato San Francesco d’Assisi, che nel suo “Cantico delle creature” ha saputo dare voce ai sentimenti più veri dell’animo umano che contempla il mistero di Dio riflesso nelle sue creature. L’anno 2025 è stato dedicato al “Cantico di frate Sole”, nell’ottavo centenario della sua composizione. Riprendiamo tra le nostre mani questo testo, gioiello delle letteratura italiana, facciamolo risuonare nel nostro cuore, preghiamolo durante l’Avvento e, ne sono certo, esso susciterà i sentimenti giusti per lasciarci conquistare dallo stupore, che diventa amore sconfinato per il nostro Dio. Vorrei richiamare a tal proposito quanto San Bonaventura scrive nella Leggenda maggiore per descrivere i sentimenti del cuore di San Francesco, perché queste parole possono aiutare anche noi nell’esercizio spirituale che vi propongo: “per trarre da ogni cosa incitamento ad amare Dio, esultava per tutte quante le opere delle mani del Signore e, da quello spettacolo di gioia, risaliva alla Causa e Ragione che tutto fa vivere. Contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e, seguendo le orme impresse nelle creature, inseguiva dovunque il Diletto. Di tutte le cose si faceva una scala per salire ad afferrare Colui che è tutto desiderabile. Con il fervore di una devozione inaudita, in ciascuna delle creature, come in un ruscello, delibava quella Bontà fontale, e le esortava dolcemente, al modo di Davide profeta, alla lode di Dio, perché avvertiva come un concento celeste nella consonanza delle varie doti e attitudini che Dio ha loro conferito” (Fonti Francescane, 1162).

Queste parole sono una narrazione perfetta di quel che abitava nel cuore innamorato di San Francesco. Il segreto del fascino, che ha conquistato i suoi contemporanei e le tante generazioni successive di credenti e non credenti fino ai nostri giorni, è tutto in questa sua esperienza di uomo innamorato. È impossibile capire San Francesco fuori dal suo essere totalmente immerso nell’Amore di un Dio incontrato e contemplato con lo stupore del bambino. Questo lo ha reso vicino a tutti, ma soprattutto ai giovani, che hanno visto in lui un fratello, un amico, un confidente con cui instaurare un fecondo rapporto di prossimità.

A loro vorrei ora rivolgermi perché, guardando a San Francesco, siano i primi a lasciarsi conquistare dallo stupore per Dio e per le sue opere, mettendosi in questo tempo di Avvento in docile ascolto dello Spirito Santo. Carissimi giovani, “sentinelle del mattino”, come amava chiamarvi San Giovanni Paolo II, con San Francesco e come lui stesso ha fatto, lasciatevi conquistare dal Dio venuto tra noi nella carne del Bambino di Betlemme. In quell’inerme creatura c’è il Creatore di ogni cosa: “tutte le cose sono state create per mezzo di lui ed in vista di lui” (Col 1, 16). In lui c’è la vita: “egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono” (Col 1, 17). Permettetegli di parlare al vostro cuore per riempirlo di speranza e di gioia vera. La vostra vita acquisterà così un “sapore” tutto particolare che vi permetterà di affrontare le sfide quotidiane con coraggio e lungimiranza. Sappiate che non siete soli. Ci siamo noi. C’è la Chiesa, che vi accompagna con fiducia, facendo affidamento sulla freschezza delle vostre forze e sull’entusiasmo del vostro mettervi in gioco per un futuro fondato sui valori autentici che fanno grande la persona umana.

Nello stesso tempo, vorrei raggiungere l’intera Chiesa diocesana, per dire a tutti – presbiteri, diaconi, consacrati, fedeli laici – di investire di più nel lavoro pastorale con i giovani, che nelle nostre comunità devono essere sempre più protagonisti e non solo oggetto delle nostre attenzioni. Questa Lettera di Avvento, che vuole risvegliare in tutti lo stupore per le opere di Dio, spero porti in tutti una più decisa volontà ad accompagnare il cammino dei giovani nell’oggi della storia, vedendo in loro una delle meraviglie che Dio sta suscitando nel grande giardino dell’umanità. Sì, sono meravigliosi i nostri giovani, sebbene non manchino storie dolorose di fragilità e di miserie. Sono figli di questo tempo e noi adulti dobbiamo aiutarli a scegliere la parte migliore che li porti a mettere a frutto i propri talenti.

Rilancio allora le “tre priorità” proposteci da Papa Leone XIV nella Lettera Apostolica “Disegnare nuove mappe di speranza”. Scrive il Santo Padre al numero 10.3.: “La prima [priorità] riguarda la vita interiore: i giovani chiedono profondità; servono spazi di silenzio, discernimento, dialogo con la coscienza e con Dio. La seconda riguarda il digitale umano: formiamo all’uso sapiente delle tecnologie e dell’IA, mettendo la persona prima dell’algoritmo e armonizzando intelligenze tecnica, emotiva, sociale, spirituale ed ecologica. La terza riguarda la pace disarmata e disarmante: educhiamo a linguaggi non violenti, riconciliazione, ponti e non muri; «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9) diventi metodo e contenuto dell’apprendere”. Credo che in queste parole ci siano le indicazioni per un bel percorso di Pastorale Giovanile, che deve essere impegno di ogni Comunità Parrocchiale. Essa è servizio alla fede e alla vita dei giovani. Inoltre, chiede ad ogni comunità non di essere “giovanile”, ma adulta!

 

Nella nostra Chiesa diocesana si fa tanta Pastorale Giovanile attraverso percorsi diocesani, parrocchiali e associativi. A tutti dico un grande grazie! Però possiamo e dobbiamo fare molto di più sia in formazione sia in collaborazione! Mi piace riproporre una provocazione profetica dell’amato Papa Francesco, che nell’Esortazione apostolica Christus vivit così diceva: “Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile. Chiediamo anche che la liberi da un’altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è sé stessa, quando riceve la forza sempre nuova della Parola di Dio, dell’Eucaristia, della presenza di Cristo e della forza del suo Spirito ogni giorno. È giovane quando è capace di ritornare continuamente alla sua fonte” (Christus Vivit, 35).

Da una Pastorale giovanile che coinvolge l’intera comunità cristiana nasce una Pastorale Vocazionale feconda, che per sua natura deve essere trasversale a tutto il servizio pastorale. Essa ci chiama innanzitutto a vivere con gioia la nostra vocazione, ad essere uomini e donne che fanno venire voglia di vita buona, autentica, felice, realizzata. Nelle nostre Comunità Parrocchiali siamo chiamati a raccontare la bellezza di ogni vocazione, ad accompagnare ragazzi e ragazze nel discernimento, a valorizzare tutte le vocazioni ecclesiali. Risuonano quanto mai pertinenti le parole rivolte ai giovani da Papa Leone XIV durante il Giubileo dei giovani a Tor Vergata: “Ecco scelte radicali, scelte piene di significato: il matrimonio, l’ordine sacro, e la consacrazione religiosa esprimono il dono di sé, libero e liberante, che ci rende davvero felici. E lì troviamo la felicità: quando impariamo a donare noi stessi, a donare la vita per gli altri. Queste scelte danno senso alla nostra vita, trasformandola a immagine dell’Amore perfetto, che l’ha creata e redenta da ogni male, anche dalla morte” (Veglia di preghiera, 2 agosto 2025).

Sono queste le due coordinate su cui in questo anno pastorale vorrei che le nostre comunità parrocchiali operassero. Sia l’Avvento occasione propizia per cogliere quanto sia necessario investire nel lavoro pastorale con i giovani per dare anche un futuro vocazionale alla nostra Chiesa.

Insieme a questo non possiamo trascurare l’operosità della nostra fede nella carità. Quest’anno la Caritas Diocesana ci propone di sostenere con la colletta del tempo di Avvento la popolazione del Sud Sudan provata da un’estrema povertà causata da rivolte e guerriglie interne, dalla guerra in Sudan, da disastri climatici e ambientali, insieme ad altre cause. I primi a patire a causa di questa situazione disastrosa sono proprio i bambini e i giovani,
privati del diritto a sognare il proprio futuro. Non facciamo mancare il nostro sostegno.
Maria, maestra nella capacità di stupirsi dinanzi alle meraviglie che Dio opera nella storia, sia nostra compagna di viaggio in questo cammino di Avvento rendendoci testimoni contagiosi della Misericordia del Padre.

“Laudato si’, mi’ Signore” per i giovani, attraverso di loro e con loro!

“Laudato si’, mi’ Signore” per ogni vocazione attraverso cui ci chiami a raccontare il tuo amore!

“Laudato si’, mi’ Signore” per la nostra Chiesa Diocesana!

“Laudate e benedicete mi’ Signore e rengraziate e serviateli cum grande humilitate”.

Messaggio 2025 Avvento