Carissimi,
la Chiesa ci fa iniziare oggi un cammino che vuole essere di vera conversione, un percorso per crescere nella conoscenza dell’amore misericordioso del Signore e per andare con rinnovato slancio e passi sempre più decisi e convinti verso di Lui. In questo messaggio quaresimale prendo spunto dall’icona biblica che sta accompagnando il nostro anno pastorale, l’incontro di Gesù con Zaccheo (cfr. Le 19,1-10), testo capace di gettare nuova luce su un tempo forte che vuole, e deve essere kairòs, tempo di grazia, per tutti.
Come quel giorno a Gerico fu Gesù che scelse di andare a casa di Zaccheo per far rifiorire la sua vita, così oggi è Lui che, abitando la nostra storia, chiede di entrare non solo nella nostra vita, ma anche nella nostra Chiesa, perché vuole portare a tutti la salvezza. Lui vuole entrare senza però imporsi, senza costrizioni, chiede soltanto di aprirgli la porta! Lui conosce bene le nostre fragilità, eppure non disdegna di entrare a casa nostra; non si vergogna di stare con noi, nonostante i nostri peccati.
Questa scelta benigna e coraggiosa del Signore – non dimentichiamo il disappunto di chi assiste alla scena! – ha spinto Zaccheo a compiere due gesti: la donazione della metà dei suoi beni e la restituzione di tutto quello che aveva rubato per quattro volte. Sono i gesti della carità e della giustizia. Sono i gesti che, mentre danno dignità ai poveri e alle vittime di ogni sopruso, riabilitano anche chi ha sbagliato. Zaccheo ritrovò pienamente se stesso nell’atto di donare e di restituire. Non a caso l’evangelista Luca annota il levarsi in piedi di Zaccheo quando comincia a parlare, e adopera per questo il verbo tipico della resurrezione, a voler sottolineare la sua rinascita da una vita buia e non autentica.
Incontrando il Risorto, anche noi siamo chiamati ad alzarci, a cambiare il nostro stile di vita, ad agire da risorti attraverso l’esercizio della carità e della giustizia. In questa Quaresima siamo invitati a sostenere, con la preghiera e con il nostro contributo economico, due iniziative che ci stanno particolarmente a cuore: il lavoro ormai venticinquennale della Fondazione Antiusura di Bari e l’avvio di esperienze di “Empori della solidarietà” nelle nostre zone pastorali. Sono due iniziative diverse nel loro profilo, ma accomunate dal desiderio vivo di fare carità e giustizia. Dare sostegno alla Fondazione, che in questi anni ha già seguito circa 200 persone della nostra Diocesi, è fare carità perché è ascolto, accompagnamento, aiuto concreto, ma è anche giustizia perché previene e cura la piaga ingiusta dell’usura e della dipendenza da gioco. Contribuire alla nascita di Empori è un atto di amore verso i poveri, è un segno di attenzione, ma è pure un atto di giustizia perché restituisce ciò che è necessario a chi non lo ha e rende dignitoso anche l’atto di chiedere aiuto. 11 Concilio Vaticano II, al n. 8 di Apostolicam actuositatem diceva: «Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia, perché non avvenga che si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia». In questo senso, sentiamoci tutti invitati ad essere operatori carità e di giustizia attraverso la colletta quaresimale.
Zaccheo ha potuto compiere questi gesti di donazione e di restituzione proprio attraverso la forza misericordiosa di Cristo, che aveva rivolto i suoi occhi su di lui. Quell’incrocio di sguardi segnò l’inizio della rinascita di Zaccheo. Su questo orizzonte sarà importante per noi ritrovarci con il Signore Gesù, guardarlo e lasciarci guardare, in una contemplazione frutto dell’amore. Entriamo in comunione con lui coltivando l’ascolto della Parola attraverso la lectio divina e la preghiera personale. Solo un cuore disponibile ad accogliere la Parola è capace di fare salti di qualità nelle scelte di vita. Chiedo a me e a tutti voi, cari fratelli e sorelle: quanto spazio dedichiamo alla Parola nella nostra giornata? Siamo
sommersi da una caterva di parole, il più delle volte inutili, eppure il più delle volte manca proprio la Parola che dà vita! Cerchiamo consolazioni nelle parole umane e siamo indifferenti alla Parola che è fonte di speranza! Lasciamoci affascinare e conquistare dalla Parola viva che offre misericordia e perdono e che spinge ad una vera e continua conversione. Riscopriamo in questo tempo forte la bellezza della liturgia quotidiana, ricca di Parola di Dio, non solo con la celebrazione eucaristica ma anche con la Liturgia delle Ore, che è una scuola continua di preghiera.
Cogliamo il forte valore pedagogico delle cinque domeniche di Quaresima, nelle quali, accompagnati dal Vangelo secondo Luca, il vangelo della misericordia, possiamo compiere un cammino di riscoperta dell’amore di Dio per ognuno di noi e per le stesse comunità. Alla luce di questo, permettete che richiami l’importanza del sacramento della Penitenza, incontro vivo con la tenerezza divina, da riscoprire anche attraverso celebrazioni penitenziali comunitarie, tipiche di questo periodo. Tante volte è stato detto che i fedeli si confessano poco, avendo forse perso il senso del peccato e, di conseguenza, della stessa misericordia, che ci riconcilia con Dio e con i fratelli. Cari fratelli e sorelle, ritorniamo a gustare il sacramento del perdono, dove Dio rialza dal fango del peccato l’uomo fragile, ridandogli dignità e nuovo splendore. E ai Sacerdoti rinnovo l’invito a rendersi maggiormente disponibili nell’ascolto delle confessioni. È uno dei momenti fondamentali del nostro ministero, non dimentichiamolo mai! La luce di Cristo Crocifisso e Risorto aiuti a orientare le scelte pastorali per rilanciare il sacramento della Riconciliazione.
“Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Le 19,9-10). Questa affermazione di Gesù nei confronti di Zaccheo è rivolta a ciascuno di noi, ed è il frutto autentico dell’incontro con Lui. Deve essere impegno di tutta la nostra Chiesa diocesana annunciare questo “oggi” di Dio e della sua misericordia a ogni persona. Vorrei che il fuoco della misericordia raggiungesse soprattutto coloro che sono vittime di dipendenze, in particolare quelle da gioco, schiavitù tra le più deleterie e avvilenti del nostro tempo. Sono scioccanti i dati pubblicati recentemente su quanto si giochi nelle nostre Città. E facile reperirli su internet. Si mandano in fumo milioni di euro, con quel che ne consegue nella vita delle famiglie, molte delle quali sono finite sul lastrico. Alcune zone pastorali stanno intraprendendo percorsi di conoscenza di questi fenomeni e stanno avviando anche iniziative per la prevenzione e la cura. Mentre è importante incoraggiarci nello stare accanto a queste piaghe e abitarle per guarirle, come ha fatto Gesù con Zaccheo, è fondamentale al tempo stesso per noi riscoprire la gioia di annunciare la libertà che viene da Cristo e dal suo Vangelo. Ricordiamo che è una schiavitù da cui è possibile affrancarsi se insieme alla volontà decisa c’è la grazia di Cristo. Solo Lui è la vita che illumina le tenebre e conduce a pienezza la nostra esistenza.
La Vergine Maria, che ai piedi della Croce ha ricevuto la missione di essere nostra Madre, interceda perché possiamo intraprendere – noi per primi! – un cammino di vera conversione. E ci aiuti a condurre nel grembo materno della Chiesa chi vive oggi nuove o antiche forme di schiavitù, perché tutti possiamo sperimentare la pienezza della libertà, che è vivere l’amore.
Assicurando la mia continua preghiera per l’amata diocesi, tutti vi benedico.