1)Una Pasqua anomala. Neanche in tempo di guerra alle famiglie era impedito di riunirsi. Magari non c’era cibo ma c’erano rapporti tra le persone.
Certamente è una Pasqua diversa dalle altre. Non avremo la possibilità di ritrovarci nelle nostre chiese per le celebrazioni pasquali, così sentite dal nostro popolo. Ci mancheranno sia le Liturgie, così solenni e coinvolgenti a Pasqua, sia le diverse forme della pietà popolare, come le processioni dell’Addolorata, dei Misteri, del Cristo Morto. Ma ho fiducia che, nonostante l’assenza di questi momenti, quella che vivremo potrà essere una bella Pasqua. Bella, perché non mancherà l’incontro con il Risorto che continua a venire e a stare in mezzo a noi. Ed è lui che fa bella la nostra vita, riempendola della sua presenza. Se c’è lui, c’è la luce, c’è la speranza, c’è la gioia! Aprirsi alla sua presenza e riconoscerlo con gli occhi della fede, questo deve essere il nostro impegno per la Pasqua. Certamente già da diverse settimane tutti stiamo soffrendo per l’impossibilità a ritrovarci insieme per l’Eucarestia domenicale e tanto più soffriremo per l’assenza di quella pasquale. Ma, come dicevo nel messaggio inviato alla Diocesi, in questi giorni di clausura forzata entro le mura di casa ci è offerta la possibilità di riappropriarci della vita familiare e di scoprirne anche la sua rilevanza ecclesiale. La famiglia è davvero cellula viva della Chiesa, anzi è Chiesa domestica! È lì che nasce e matura la fede, è lì che si cresce nella propria umanità. Partendo dall’esperienza personale, ognuno di noi può rendersi conto di quanto sia importante una famiglia serena e coesa per una crescita armonica della persona, in tutte le sue dimensioni. A volte però la vita frenetica che si conduce porta a non gustarne la bellezza e a trascurare i rapporti al suo interno. Diventa indispensabile perciò recuperarne la ricchezza. E io credo che questi giorni potranno aiutarci a fare questo. Ad esempio, se si cogliesse come nei ritmi della vita familiare sia importante ritrovarsi uniti nella preghiera, dando spazio all’incontro con Colui che è sorgente d’amore, quanto bene ne verrebbe! Infatti, quando in una famiglia si prega si consolida l’unità fra tutti i suoi membri e si ha il coraggio di affrontare le inevitabili difficoltà che quotidianamente si presentano. Ho fiducia allora che pur soffrendo per non poterci ritrovare tutti insieme nelle nostre chiese, questa Pasqua potrà essere l’occasione provvidenziale per riscoprire l’importanza della famiglia e a valorizzarla nella sua dimensione spirituale. Sì, ne sono convinto, se la vivremo bene la Pasqua lascerà un segno nella nostra vita!
2)I cittadini in questo momento di grave crisi stanno agendo con grande generosità. In molti stanno facendo pervenire beni alimentari e di consumo alla Caritas Diocesana per aiutare quelli che sono i nuovi poveri. Coloro che pur avendo sempre provveduto ai bisogni propri e della propria famiglia lavorando anche duramente, oggi non possono farlo. Perché sono bloccati in casa.
Nel buio, la luce, anche se fioca, c’è sempre! Questa è una verità di cui dobbiamo esserne convinti. E una delle luci, di questi giorni di sofferenza, è certamente la generosità che stiamo cogliendo in tante persone che, vedendo il diffuso disagio che c’è in molte famiglie, cercano di far arrivare qualche segno di vicinanza, di condivisione, di solidarietà. È bello poter dire che, nonostante la prova sia così grande e dolorosa per tutti, la generosità si fa strada. Sono i segni della speranza, che dicono che c’è il bene nel mondo. E questi segni usano il linguaggio della Carità. Parlano dell’amore che fiorisce dal cuore di tanti, che guardando ai bisogni di chi è meno fortunato, tendono la mano per fare arrivare quel sollievo che può dare fiducia per il futuro. Il futuro! Quando parliamo di futuro in questi giorni, siamo tutti presi da un grande senso di smarrimento e incertezza. Quanti interrogativi, quante incognite, quante preoccupazioni, quante paure si affacciano in tutti noi, perché, passata la fase acuta della pandemia, non sappiamo come sarà. Pensiamo ai gravi disagi che ci attendono, alle lentezze della ripresa della macchina sociale ed economica, al disorientamento delle diverse fasce della popolazione, che dovranno riacquisire stabilità dopo le lunghe settimane di precarietà. In un frangente del genere è indispensabile perciò recuperare la fiducia. Fiduciosi nelle capacità di ciascuno a mettere a frutto i propri talenti, fiduciosi nelle meravigliose risorse presenti nelle nostre comunità, fiduciosi nell’intraprendenza umana che, non dimentichiamolo, ha superato nella storia tanti altri momenti duri. Sono sicuro che verranno fuori anche cose straordinarie! Ma, mi si consenta, dobbiamo avere fiducia soprattutto nel Signore, che saprà guidare i nostri passi e illuminerà l’orizzonte della storia.
3) Tutte le religioni del mondo promuovono il benessere come premio per il credente in quello che verrà dopo questa vita: l’Islam promette le 72 houri, dall’induismo al giainismo, al sikhismo e al buddhismo una reincarnazione migliore dell’attuale etc. Solo il cristianesimo professa la Vita Eterna e la morte e resurrezione di Cristo ne sono l’immagine. Eccellenza come deve vivere il Cristiano questo periodo di “passaggio” così importante per la nostra religione.
Ogni giorno un bollettino di guerra. Sono tanti morti! I numeri dei decessi crescono inesorabili, portando in tutti, quando li ascoltiamo, tanto dolore. Persone morte a causa del Coronavirus, persone che hanno concluso la loro esistenza certamente anche per altre cause. Pensando a queste morti, siamo tutti presi da sgomento e ci assale quel senso di smarrimento che porta con sé l’esperienza della morte. Proprio in questo contesto, la fede cristiana ha da portare luce. Pur provando immensa sofferenza per il distacco dalle persone care, noi cristiani siamo portati dalla Parola di Gesù a illuminare di speranza il grande enigma del fine vita. La fede in Cristo morto e risorto ci dà la certezza che la morte non è l’ultima parola; essa è solo il passaggio, passaggio obbligato certamente, oltre il quale c’è la vita, la vita piena, la vita eterna; essa ci permette di raggiungere Dio, approdo ultimo di ogni essere umano. Noi siamo stati creati da Dio per amore, chiamati all’amore e destinati all’amore eterno. Per questo Gesù, il Figlio di Dio, si è fatto uomo, è venuto tra noi. È venuto a parlarci dell’amore del Padre per tutti noi, per tutta l’umanità, per il mondo intero. È venuto a mostrarcelo e a comunicarcelo. L’amore lo ha portato alla morte di croce e l’amore egli trasmette ai sui discepoli mediante lo Spirito Santo, indicando li Regno di Dio come meta della vita. È lì che realizzeremo la pienezza dell’amore. Alla luce di questo, per noi la morte, sebbene porti con sé tanta sofferenza, non è l’ultima parola L’ultima parola è la gioia del Regno di Dio, la vita eterna che ci attende al di là della morte, dove incontreremo Dio e dove ritroveremo i nostri cari, insieme ai quali vivremo la festa senza fine del cielo. Pur rispettando le altre tradizioni religiose, dobbiamo però dire che noi cristiani abbiamo una visione piena della dignità dell’uomo che si coglie non solo nell’esperienza terrena ma anche dal suo destino di gloria oltre la morte!
4) Quest’anno avremo difficoltà persino a celebrare Cresime e Comunioni. Qual è il messaggio del “buon Pastore” al suo “Gregge”?
Certamente il blocco di tutte le attività ci ha portato a sospendere le celebrazioni sacramentali, previste fra la Quaresima e la Pasqua. Però il fatto che vengano temporaneamente sospese non significa che i nostri ragazzi, i nostri giovani non debbano vivere successivamente questo incontro con il Signore. Esso è solo rimandato. Probabilmente tutto avverrà in autunno, alla ripresa dell’anno pastorale. Speriamo che fino ad allora sia passato non solo il diffondersi della pandemia, con i grandi problemi a livello sanitario che ha comportato, ma che sia iniziata anche la fase di ripresa delle attività socio economiche. È nelle attese di tutti il ritorno alla normalità della vita quotidiana, anche se sappiamo che tutto deve poi avvenire nella gradualità. Forse, passata la burrasca, quando celebreremo di nuovo i Sacramenti, con la pausa che abbiamo avuto, li capiremo e li gusteremo ancora meglio
Quale messaggio lasciare agli amici di Fax? Certamente un messaggio di speranza. Siamo chiamati in questa Pasqua a recuperare aspetti della vita che forse avevamo trascurato o dimenticato. Penso ai rapporti familiari, come ho accennato prima. Riappropriamocene e ridiamo slancio alle cose semplici del vivere quotidiano. Impariamo a scorgere la presenza di Gesù Risorto tra noi, nelle nostre case, nei luoghi di lavoro ma anche di svago, perché lui è sempre con noi. In ogni attimo della vita egli si rivela e si dona. A me piace chiamare la Pasqua 2020, la Pasqua degli sguardi. Non possiamo abbracciarci, stringere la mano, ma possiamo guardarci. Anche la mascherina che dobbiamo portare non nasconde gli occhi, anzi li fa risaltare ulteriormente. E allora, impariamo a comunicare con lo sguardo, attraverso gli occhi che si cercano e si incontrano, quegli occhi che permettono una comunicazione profonda perché riescono a trasmettere la ricchezza che ciascuno porta con sé. Come parlano gli occhi! La ricchezza che noi cristiani abbiamo, viene dalla fede in Cristo Crocifisso e Risorto. In lui e con lui possiamo affrontare tutte le battaglie della vita. Trasmettiamo con i nostri occhi la luce e la gioia della Pasqua. Il mio augurio lo sintetizzo allora così: guardandoci con occhi nuovi, curati con il collirio dell’amore, impariamo a conoscerci, a volerci bene e, orientando lo sguardo insieme, cerchiamo e costruiamo un futuro che sia luminoso per tutti. Siamone certi, il Signore sarà con noi!
Buona Pasqua!