Messaggio del Vescovo per il tempo di Avvento

Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
(Sal 85, 10 -11)
Carissimi,
entriamo nel nuovo Anno liturgico, col tempo forte dell’Avvento, in un momento storico di particolare gravità. I venti di guerra non cessano, anzi si rafforzano e si prolungano sempre più: il conflitto tra Russia e Ucraina, le violenze clima di morte non è solo una realtà che riguarda le comunità nazionali tra loro in lotta; è purtroppo una spirale di odio che raggiunge anche le
nostre persone, attraversa le nostre città, come possiamo cogliere dagli episodi di cronaca nera, locale e nazionale. A farne le spese siamo tutti, anche se non direttamente interessati e coinvolti negli eventi. Toccati umanamente dalle notizie e condividendo il dolore di chi è colpito nel vivo dalla violenza, a volte rischiamo di farcene anche noi travolgere, a motivo dei sentimenti che si producono nel nostro animo. È facile passare dalla compassione per le vittime alla sete di vendetta, che ci porta a voler rispondere al male con il male, come nell’antica legge del taglione. Così facendo corriamo però il rischio di
diventare noi pure operatori di iniquità. Va da sé che a propagare il fuoco dell’odio è infatti il nostro modo di pensare, di parlare e di agire, quando la rabbia condiziona la qualità delle nostre relazioni o si diffonde attraverso i social, diventati ormai per tanti una vetrina per esternare i propri sentimenti più repressi e scomposti.
Capiamo allora come è necessario coltivare la pace a cominciare dal nostro cuore, “perché dal di dentro, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” (Mc 7, 21-22). È per questo che chiedo a tutti noi, nell’Avvento ormai alle porte, di compiere esercizi di purificazione del cuore, riappropriandoci della nostra vocazione originaria che è quella di essere costruttori di pace, vincendo il male con la forza dell’amore. Sì, carissimi fratelli e sorelle, è sempre più necessario intraprendere percorsi di rinnovamento interiore che portino ad abbandonare l’uomo vecchio per rivestirci del Signore Gesù Cristo. Per questo mi permetto di richiamare un progetto di vita, che, pur proposto dal Santo Pontefice Giovanni XXIII diversi decenni fa, mantiene intatta la sua attualità e freschezza.
Sessant’anni fa infatti il Papa, in un momento storico particolarmente delicato e avvertendo il rischio di un disastro umanitario, mentre si era nella cosiddetta “guerra fredda”, donò alla Chiesa e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà una Enciclica dal titolo significativo Pacem in terris. Attraverso questo atto magisteriale, San Giovanni XXIII ricordò all’umanità che la pace non è solo una conquista, ma un dono di Dio e che essa non sorge solo quando cessano le armi, ma anche quando si salvaguardano quei valori che fondano l’umana convivenza, secondo il progetto di Dio. Egli sottolineava che la pace richiede alcune qualità, tra loro interconnesse, che si richiamano a vicenda: la verità, la giustizia, la solidarietà e la libertà.
Il tempo di Avvento che stiamo per vivere vuole aiutarci ad attendere e ad accogliere Gesù Cristo, il Re della pace, Colui che, donandoci la sua pace, ci ispira pensieri, parole ed azioni di pace. Ed è dall’incontro con Lui che germogliano nel cuore di ogni uomo e di ogni donna la verità, la giustizia, la solidarietà e la libertà.
Vorrei allora che ci lasciassimo ispirare da alcuni testi della Pacem in terris per vivere al meglio questo primo tratto del nuovo Anno liturgico. Essi potranno orientare le nostre scelte e guidare i nostri cammini, sia a livello personale sia a livello comunitario. Sarà anche questo un modo concreto per esercitarci nello stile della sinodalità, che ci abilita a leggere nella storia di ogni giorno i segni della presenza di Dio.
Innanzitutto la verità. Il Papa buono così scriveva in riferimento al rapporto tra i popoli: La verità esige che nelle molteplici iniziative rese possibili dai progressi moderni nei mezzi espressivi – iniziative attraverso le quali si diffonde la mutua conoscenza fra i popoli – ci si ispiri a serena obiettività: il che non esclude che sia legittima nei popoli una preferenza di far conoscere gli aspetti positivi della loro vita. Vanno però respinti i metodi di informazione con i quali, venendo meno alla verità, si lede ingiustamente la riputazione di questo o di quel popolo (n. 50).
Si parla di obiettività, conoscenza, informazione. Questi sono elementi importantissimi per giungere alla verità. Essi non riguardano soltanto il rapporto tra i popoli. Anche le nostre comunità e le nostre relazioni quotidiane devono fondarsi su queste realtà. Può essere un bellissimo esercizio di Avvento imparare a cercare la verità negli eventi che accadono, avendo cura di camminare verso l’obiettività, mai cedendo alle prime informazioni, spesso condizionate dall’emotività, ma valutando e approfondendo i fatti con la lucidità che il tempo a volte può dare. Senza verità le relazioni si trasformano in quel
“chiacchiericcio” che alimenta l’odio e distrugge le persone, come spesso ci ricorda papa Francesco. Il cammino verso la verità non è un cammino in solitario, ma è un’azione sinodale, un’esperienza dove impariamo insieme a confrontarci con Colui che viene, con la sua Parola e anche con il suo silenzio.
Questo Avvento segna l’inizio anche per i nuovi Consigli pastorali: è fondamentale che essi siano spazi di verità e tempi di discernimento che nascono dal confronto con il Signore e con i fratelli e le sorelle.
In secondo luogo, occorre la giustizia. Pacem in terris così si esprime: Come nei rapporti tra i singoli esseri umani, agli uni non è lecito perseguire i propri interessi a danno degli altri, così nei rapporti fra le comunità politiche, alle une non è lecito sviluppare se stesse comprimendo od opprimendo le altre. Cade qui opportuno il detto di sant’Agostino: “Abbandonata la giustizia, a che si riducono i regni, se non a grandi latrocini?” (n. 51).
Come sono vere queste parole! Davvero non può esserci pace, tanto tra i popoli quanto tra noi, se non vengono salvaguardati i diritti e i doveri di ciascuno. Tutte le guerre e le contese, che avvengono ad ogni livello, nascono sempre dalla presenza di oppressori sempre più spavaldi nello spadroneggiare sugli altri e di oppressi sempre più calpestati nei loro diritti e nella loro
dignità. La giustizia è “ri–conoscere” l’altro, considerarlo per quello che è, ovvero riflesso della bellezza di Dio, anzi frammento della bellezza di Dio; è “ri–conoscersi” l’un l’altro per vivere bene insieme ed edificare insieme il bene comune, che non privilegia pochi ma guarda a tutti, con una attenzione speciale ai più fragili e agli ultimi.
Alla giustizia Giovanni XXIII aggiunge la solidarietà, attraverso queste parole: Il bene comune universale inoltre esige che le comunità politiche favoriscano gli scambi, in ogni settore, fra i rispettivi cittadini e i rispettivi corpi intermedi.
La solidarietà dice condivisione. Essa presuppone la giustizia perché la condivisione senza la tutela dei diritti rende la solidarietà sterile, senza senso e non costruisce il bene comune. La pace ha bisogno della solidarietà. Da essa nascono rapporti fraterni, scambi che fanno crescere i popoli, le famiglie, le comunità, le stesse persone.
In questo legame tra giustizia e solidarietà si inserisce la colletta dell’Avvento di fraternità che quest’anno devolveremo all’ospedale pediatrico di Bangui, nella Repubblica Centrafricana, su proposta di Mons. Giuseppe Laterza, Nunzio apostolico in quel Paese e figlio della nostra Chiesa di Conversano-Monopoli. Papa Francesco, dopo la sua visita a Bangui nel 2015,
promosse la realizzazione di un reparto per la malnutrizione, inaugurato poi nel 2019. Come è facile immaginare, occorrono molte risorse per mantenere in vita tale benemerita istituzione. Anche noi vogliamo fare la nostra parte per promuovere aiuti concreti e offrire a quei bambini la possibilità di curarsi. Non dimentichiamo che anche in quella terra non mancano tensioni che minano la pace ed è evidente che le prime vittime dei conflitti sono proprio i bambini.
Invito tutti alla generosità, sempre memori della parola dell’Apostolo: “ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9, 7).
Un’ultima qualità della pace è la libertà. Giovanni XXIII così la presenta nell’Enciclica: I rapporti tra le comunità politiche vanno regolati nella libertà. Il che significa che nessuna di esse ha il diritto di esercitare un’azione oppressiva sulle altre o di indebita ingerenza. Tutte invece devono proporsi di contribuire perché in ognuna sia sviluppato il senso di responsabilità, lo spirito di iniziativa, e l’impegno ad essere la prima protagonista nel realizzare la propria ascesa in tutti i campi.
La pace sorge tra i popoli e tra ciascuno di noi nella misura in cui ogni popolo ed ogni persona si sente partecipe e corresponsabile del bene di tutti.
La libertà è un dono preziosissimo che Dio ci ha fatto, un dono che nessuno può svendere. La libertà ci permette di realizzarci come persone e la libertà di ciascuno deve andare di pari passo con la libertà degli altri. Non sarebbe vera libertà quella che, mentre permette al singolo di realizzarsi, ingabbia o peggio distrugge quella altrui. L’incontro rispettoso delle libertà di ciascuno pone le basi per costruire quell’armonia che è a fondamento del bene comune.
La libertà del cuore porta ad accogliere l’altro nella sua unicità e irrepetibilità, valorizzandone tutta la ricchezza che possiede.
L’Avvento ci porta a guardare a Colei che è l’icona perfetta della libertà, Maria, la Madre del Signore. Ella con cuore libero ha accolto il progetto di Dio nella sua vita e, facendo spazio a Gesù dentro di Lei, si è resa strumento perché Egli potesse giungere come dono a tutta l’umanità. Maria ci insegna a camminare nella libertà e a farci promotori della libertà degli altri. Lasciandoci
provocare da Lei, scopriamo che si è veramente liberi quando si ama e si dona la vita senza aspettare nulla in cambio. La gratuità dell’amore è la radice della vera libertà.
Con Maria e come Maria, accogliamo Colui che è venuto, che viene e che verrà alla fine dei tempi. Cristo porta sempre con sé il dono della pace. Ricchi della Sua presenza, non venga meno il nostro impegno a cercare la verità, a impegnarci per la giustizia, a praticare la solidarietà e a vivere nella piena libertà. La sua venuta in mezzo a noi porti a compimento la pace nei nostri
cuori e in ogni angolo della terra, soprattutto lì dove c’è morte e distruzione a causa delle guerre, dell’odio, delle rivalità, della povertà e di tutto ciò avvilisce la dignità dell’uomo. Il Natale del Signore Gesù, che è la porta della speranza, porti luce nel cuore di ogni uomo e di ogni donna!
Sostenendoci a vicenda con la preghiera, a tutti auguro
Buon Avvento e buon Natale!
+ Giuseppe Favale
Vescovo

AVVENTO 2023