STORIA DEL SEMINARIO DI CONVERSANO
Il 2003 il Seminario Vescovile di Conversano è entrato nel suo trecentesimo anno di vita.
A fondarlo il 16 aprile 1703 fu infatti il vescovo milanese Filippo Meda a due anni di distanza dalla sua nomina di pastore della Chiesa di Conversano.
Si realizzava così l’aspirazione di tutti i presuli del Seicento che ne erano stati impediti per ragioni economiche. La prima sede fu ricavata da un’abitazione privata sita nel Casalnuovo accanto alla Porta Acquaviva d’Aragona.
Il 30 gennaio 1722 i seminaristi, cresciuti di numero, vennero trasferiti in un palazzo più accogliente presso S. Cosma che in parte era pervenuto in donazione da un sacerdote del luogo e in parte era stato acquistato con la vendita della casa precedente. La vita di studio e di formazione si sviluppò e prosperò sotto gli episcopati di Giovani Macario Valenti, Filippo del Prete, Michele Tarsia e Fabio Palumbo.
Ma fu soprattutto il vescovo Gennaro Carelli, conversanese d’origine, a dare la svolta decisiva all’ubicazione stabile del Seminario. Dopo il decreto di soppressione degli Ordini religiosi (7 agosto 1809), il presule intuì che tra i conventi soppressi di Conversano, S. Francesco d’Assisi, Carmine e S. Francesco da Paola, quest’ultimo, detto dei padri Minimi o Paolotti, poteva, anzi doveva, essere la sede ideale e definitiva del Seminario.
Il 6 ottobre dello stesso anno iniziò allora un fitto, paziente e martellante epistolario con le autorità politiche: così, superando tenacemente resistenze, silenzi, attese interminabili e voltafaccia, il 6 novembre 1816 per concessione del re borbonico di Napoli, Ferdinando I, ottenne di essere riconosciuto come il proprietario dell’ex convento dei Paolotti. Il Seminario riceveva in tal modo la sua definitiva e attuale sede. Occorreva tuttavia intervenire innanzitutto per restaurare lo stabile, a lungo abbandonato, e poi ampliarlo. I lavori, iniziati sotto lo stesso Carelli, proseguirono sotto l’episcopato del fratello Nicola e sopratutto del napoletano Giovanni De Simone, il quale nel 1839 concorse con il proprio denaro alle spese di restauro del primo piano e alla ricostruzione di secondo piano e della cappella.
Intanto nell’aprile del ’32 il vescovo De Simone aveva ottenuto che l’antica biblioteca del convento di Santa Lucia dei Paolotti di Castellana fosse donata al Seminario, che si arricchì così del più prezioso fondo librario risalente ai primi del ‘500.
Ed egli stesso si prodigò ad accrescerla non solo con la donazione della propria biblioteca ma soprattutto con l’acquisto di importanti e costose pubblicazioni di lettere classiche, storia, diritto, filosofia e teologia, tanto da farsi ritrarre in una grande tela sul cui sfondo figurano opere tomistiche e di diritto canonico.
La svolta definitiva nella redazione architettonica del Seminario fu operata dall’illuminato vescovo Giuseppe Maria Mucedola, non gradito al re borbonico di Napoli per le sue aperture risorgimentali, il quale si avvalse della prestigiosa competenza dell’architetto conversanese Sante Simone.
Così nel 1851 furono costruite le logge a Est e a Nord, e nel ’60 con un intelligente inglobamento della struttura originaria seicentesca il Simone fece costruire tutto l’avancorpo con l’ampio prospetto neoclassico, introdotto dal lungo viale fiancheggiato dai giardini.
E il presule Mucedola vi fece apporre il motto paolino del Crescamus: esso più che un luogo voleva essere, come di fatto fu, l’impegno programmatico per la formazione integrale dei giovani.
Il Seminario crebbe non solo nel numero degli studenti che si avviavano al sacerdozio ma soprattutto nel prestigio nazionale per l’illustre e valente équipe di docenti, sotto la guida di Domenico Morea che nel ’92 a Montecassino pubblicò le più antiche pergamene benedettine di Conversano, conseguendone grandissima fama.
L’altissimo numero di alunni con gli inevitabili abbandoni del sacerdozio (p.e. il filosofo Donato Jaja, maestro di Giovanni Gentile), indussero il vescovo Salvatore Silvestris a separare nel ’74 il Seminario per i candidati al sacerdozio dal frequentatissimo Convitto in cui si formarono i futuri intellettuali e politici della regione, tanto che esso con il riconoscimento statale degli studi nel ’94 si ampliò di nuove aule verso levante.
Il Seminario vero e proprio invece si assottigliò paurosamente, al punto che il vescovo Génnari, futuro cardinale, lo trasferì provvisoriamente nel suo spazioso episcopio. E qui il vescovo successore, Antonio Lamberti continuò a prodigare le sue premure educative verso i chierici.
Qui i seminaristi attesero agli studi e alla formazione fino agli anni ’40 del Novecento, quando per l’accresciuto numero vennero trasferiti nell’odierna sede.
Gemma Benedetto – Angelo Fanelli
STORIA DEL SEMINARIO DI MONOPOLI
Il Seminario di Monopoli ha una storia lunga e intensa, come già indicava Vito Intini nello studio intitolato Un’istituzione educativa nella storia cittadina: il Seminario di Monopoli nei secoli XVII-XVIII, in Monopoli nel suo Passato 4, 1988, pp. 233-260.
Certamente la fondazione risale al 1666 per volontà del vescovo Giuseppe Cavalieri, nobile napoletano di origini brindisine, presente a Monopoli dal 1664 al 1696. L’Istituto fu inaugurato nel 1668 e fu collocato sempre nel medesimo luogo, nel quale il vescovo Cavalieri lo fece edificare a sue spese, adiacente alla Cattedrale di Monopoli, dal lato sinistro per chi procede dal vescovado, sul sito del vecchio ospedale. A testimonianza, all’interno del seminario è murata un’epigrafe. Anche il Regolamento fu pubblicato dal Vescovo Cavalieri: Regole del Seminario di Monopoli Eretto nell’Anno del Signore 1666 dalla Pietà dell’Ill.mo, e Reu.mo Signore
- Giuseppe Cavaliere (sic) Degno Vescovo della medesima, Trani, Heredi del Valerij, 1690. La parte relativa alle materie di studio si trova nel cap. V Dello studio & esercizio delle Scuole, da cui apprendiamo le materie oggetto di studio:
«In Seminario si leggerà Grammatica, Arte metrica, Retorica, Filosofia, Teologia, Legge, & in particolare Sacri Canoni, & all’Alunni nel fine de’ loro studi si leggerà per quattro altri mesi modo per studiar Scrittura, Sacri Riti» (p. 19). Gli alunni sono distinti in grammatici per designare i giovani, umanisti e retorici per i mezzani che parleranno latino, filosofi e teologi per gli studenti anziani.
Nell’Archivio Unico Diocesano di Monopoli (A.U.D.M.), si conserva il Registro di tutti gli Alunni, e Convittori del Sacro Seminario di Monopoli dal primo novembre 1668, e successivamente fatto per diligenza dell’Abb. Vito Francesco Sepia nel suo Rettorato dal primo ottobre 1677 per tutto li 4 ottobre 1680, aggiornato anche successivamente a tale data, mentre un elenco dei Rettori del Seminario tra 1677 e 1864 è stilato utilmente da Intini (cit., p. 260). Per quantificare il numero dei seminaristi che divennero preti o frati, occorre poi incrociare i dati con il Liber ordinationum ab Illustrissimo et Reverendissimo Domino D. Josepho Cacace ab anno MDCLXVII, 1767 in antea, redatto in latino sotto il nome del vescovo Cacace (1761-1778).
Cosa si conserva dell’attività didattica profusa nel Seminario di Monopoli? Sicuramente i testi a stampa di due Accademie o saggi finali dei seminaristi. Di questi, il primo risale al 1786, con docente di Belle lettere don Luigi Fino, e si tenne al principio del vescovato di Raimondo Fusco (1785-1804), il secondo è risalente al 1819, con docente di Belle lettere don Giuseppe Casimiro Accinni e fu eseguito al cospetto del vescovo Lorenzo Villani (1805-1823). Il titolo del primo è: Poesie Latine, ed Italiane recitate da Giovani Seminaristi nel Duomo della Città di Monopoli nell’Anno 1786, in lode del patrocinio della BB. Vergine della Madia all’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor Vescovo Monopolitano F. Raimondo Fusco dedicate sotto la scorta di Don Luigi Fino Professore delle Belle Lettere di quelle nel Seminario, edito con traduzioni e commento nel 2019 nella collana Puglia nei Documenti (40), Bari, Levante Editori. Nel secondo testo, si segnala la presenza significativa tra gli allievi di un giovane seminarista, che animerà la vita del Capitolo monopolitano e del Seminario di Monopoli come Rettore fino al 1863: Francesco Paolo Musaio, poi autore della voce Chiesa di Monopoli, in Enciclopedia dell’Ecclesiastico, Napoli, Ranucci, 1843- 1845, vol. 4, 1845, pp. 703-717. Questo il titolo per esteso della seconda Accademia: Componimenti in prosa ed in versi a loda di Maria Vergine madre di Dio assunta in cielo che recitano innanzi all’Illustrissimo e Reverendissimo Monsignor di Monopoli d. Lorenzo Villani i giovani studenti di eloquenza del suo Seminario, Napoli, dalla Tipografia del Giornale enciclopedico Strada del Salvatore a S. Angelo a Nilo n. 48, 1819.
In entrambi i saggi, è da rilevare l’alto grado di competenza nella tecnica compositiva in prosa e in versi in italiano, latino e, nel caso di un epigramma del 1786, anche in greco. Gli allievi sembrano essere esperti nelle esecuzioni davanti al pubblico riunito sicuramente nel primo caso nella nuova Cattedrale barocca di Monopoli, inaugurata nel 1770. La cultura pagana concorre a presentare il meraviglioso cristiano, senza incorrere in eresia. Il Seminario di Monopoli cresce nel numero dei frequentanti ed è punto di riferimento per la diocesi, che proprio nel periodo del vescovato di Mons. Lorenzo Villani si allarga a comprendere, oltre a Monopoli e Cisternino, anche Fasano e Polignano.
Un Rettore d’eccezione è stato nel 1764 il primicerio Giuseppe Indelli (1726-1779), autore di una Istoria di Monopoli altrimenti conosciuta come Cronaca indelliana, la cui edizione completa è stata curata da M. Fanizzi, Fasano, Grafischena, 1999. Egli è esponente di una delle più importanti famiglie presenti per diversi secoli sulla piazza di Monopoli. Inoltre, secondo il Dizionario biografico degli Italiani (Roma, 1999, vol. 52, s.v.), insegnò lettere al Seminario di Monopoli nella prima metà degli anni ’20 dell’‘800 il sacerdote Marco Gatti (Manduria, Taranto, 3/11/1778 – 2/5/1862), al quale è dedicata la Biblioteca Comunale di Manduria. Egli fu un sacerdote di idee liberali e per questo fu perseguitato dal Regno borbonico. Nel frattempo il Regolamento del vescovo Cavalieri divenne così celebre, da essere adottato persino dal cardinale Pietro Francesco Orsini (Gravina in Puglia 1649-Roma 1730) poi Papa Benedetto XIII (1724-1730) nel Seminario Diocesano di Benevento, dove fu arcivescovo dal 1686 al 1724, ma a Monopoli non era più possibile trovare il testo e fu dato per smarrito.
Pertanto, il vescovo Francesco Pedicini (1855-1858) formula le sue Regole del Sacro Seminario di Monopoli, Bari, Dai Tipi Fratelli Cannone, 1857. Tale Vescovo volle che insegnasse Eloquenza Sacra don Giacinto Turchiarulo, già docente di Belle Lettere. Anch’egli apparteneva ad un’illustre famiglia monopolitana, il cui palazzo sorge tutt’ora in Via Dell’Erba. Su insistenza del Vescovo fu pubblicata la Prolusione letta al Seminario di Monopoli per la inaugurazione dell’Accademia di Eloquenza sacra, Napoli, Dura, 1858. Dalla lettura dello scritto emerge la puntuale, ricca ed energica preparazione del prelato, sul quale si veda anche lo studio di A. Menga, Don Giacinto Turchiarulo (1828- 1904). Tra purismo letterario e ortodossia cattolica, in Monopoli nel suo Passato 2, 1985, pp. 231-259.
Tornando alle Regole di Pedicini, molto ricchi di informazioni sono i capitoli relativi alla PARTE SECONDA. Educazione scientifica, divisa in Capo I. Necessità della Scienza = Fine che i Seminaristi devono proporsi in acquistarla (pp. 29-31), Capo II. Studio camerale (pp. 31- 32), Capo III. Scuole (pp. 32-34), Capo IV. Esercizi scolastici (pp. 34-36), Capo V. Vacanze autunnali (pp. 37-40). Tra le indicazioni date spicca il fatto che siano previste tre scuole di grammatica, distinte coi nomi di grammatica elementare, grammatica inferiore e grammatica superiore, accompagnate dallo studio di Storia e Geografia. Poi si passa allo studio di Umanità e Retorica, dove si parla correntemente latino. Le classi Superiori toccano la cultura scientifica, con lo studio di Filosofia e Diritto di Natura, Matematica e Fisica, Teologia Dogmatica e Morale, Diritto Canonico e Sacra Scrittura. Per tutte le classi sono previste numerose prove interne alla scuola e dimostrazioni pubbliche (all’Epifania e al passaggio di anno a fine luglio), con distribuzione di medaglie e titoli per gli studenti meritevoli. In particolare, Pedicini con l’Editto di riapertura del seminario (23/9/1855) non permette che i seminaristi durante le vacanze autunnali tornino alle loro famiglie, ma tutti fanno villeggiatura insieme in campagna in una villa di proprietà del Capitolo, coltivando qualche ora di studio ogni giorno. Attualmente nel palazzo vescovile di Monopoli si conserva la biblioteca del vescovo Pedicini, vero fiore all’occhiello del vescovado. Il Seminario di Monopoli ha funzionato dal 1668 al 1964, fatta salva qualche parentesi. In particolare, significativa è l’interruzione successiva all’Unità d’Italia, quando si ebbe la chiusura del Seminario e il trasferimento delle rendite dei seminari chiusi ai Comuni (R.D. dell’1/09/1865). In quel momento vescovo è Federico Tolimieri (1860-1869) e Rettore è don Flaminio Valente, già antiborbonico e membro della Dieta di Monopoli (1848), poi sostenitore del governo provvisorio locale, quindi eletto deputato al primo Parlamento dell’Italia unita. A nulla servirono le energiche proteste di quest’ultimo, come ricorda G. Campanelli, L’amaro risorgimento di don Flaminio, in Monopoli nel suo Passato 1, 1984, pp. 69-84, in part. pp. 70-73. La Curia di Monopoli non si rassegnava, tuttavia, alla perdita del Seminario e ciò diede vita ad una lunga contesa con il Comune di Monopoli, che infine perse edificio e rendite con sentenza del Tribunale civile di Bari del 27/11/1907, nonostante i tentativi di conciliazione. Le riaperture del Seminario vescovile si ebbero nei periodi 1868-1869 e 1901-1902, ma il Comune di Monopoli aveva nel frattempo allocato qui le Scuole Superiori comunali: Scuole tecniche e Ginnasio, chieste nel 21/11/1869 e funzionanti dal 1871. Le Scuole tecniche nel 1896 passarono presso l’ex convento delle benedettine di S. Leonardo, con denominazione ad Alessandro Volta. Nell’ultima fase della contesa, avvocato del Comune di Monopoli fu Emilio Indelli, mentre avvocato della Curia nella persona del vescovo Francesco Di Costanzo (1902- 1912) fu il fratello maggiore di Emilio, Vito Indelli. Dopo qualche tempo dalla sentenza del 1907, nell’agosto del 1910 anche il Ginnasio, pareggiato ed intitolato a Galileo Galilei (1885), si trasferì a S. Leonardo.
Ci sia concesso rievocare ancora un insegnante del Seminario di Monopoli, don Cosimo Tartarelli. Nato nel 1906 da umile famiglia, dopo la scuola elementare frequentò il ginnasio nel Seminario di Monopoli, completando gli studi nel Seminario di Molfetta. Ordinato sacerdote nel 1928, per alcuni anni fu prefetto nel Seminario di Monopoli e qui insegnò materie letterarie nelle classi del ginnasio inferiore. Di questa esperienza resta un rarissimo documento fotografico, che lo ritrae in cattedra in una classe di alunni del seminario alla fine degli anni ’30 del ‘900, visibile presso la Mostra sulla Storia di Monopoli dalle Origini ai Primi Anni 2000 curata dal prof. S. Carbonara presso il Polo liceale “Galilei-Curie” di Monopoli. Divenne in seguito coadiutore del parroco della Cattedrale, don Vito Lorusso, e poi curò la pubblicazione periodica La Stella di Monopoli. Mensile di cultura e vita del Santuario della Madonna della Madia (1959-1966) come arcidiacono del Capitolo Cattedrale. Morì nel 1987 dopo aver profuso infiniti sforzi per l’edificazione del Santuario di Maria Regina in contrada Antonelli. Dalla metà degli anni ’60 del ‘900 furono allocate nell’ormai ex Seminario di Monopoli le classi del III Circolo Didattico, attualmente facente capo all’Istituto Comprensivo “M. Jones-O. Comes”. Nel 2002, negli stessi locali fu inaugurato il Museo Diocesano, per volontà di monsignor Domenico Padovano, vescovo della Diocesi di Conversano-Monopoli (1987-2016), mentre l’ingresso di Via Ginnasio introduce ai locali dell’Archivio Unico Diocesano di Monopoli, operativo dal 1977, ed un terzo ingresso da Vico Seminario porta ad altri locali di uso parrocchiale.
Gabriella Moretti