Rallegriamoci tutti nel Signore in questa solennità di tutti i Santi: con noi gioiscono gli Angeli e lodano il Figlio di Dio.
L’antifona d’ingresso di questa celebrazione esprime molto bene il sentimento, che più di altri, prevale nel cuore della Chiesa pellegrina nel tempo, mentre contempla la meta verso cui è diretta. Siamo in cammino verso il Regno di Dio, verso la città del cielo, la santa Gerusalemme che è nostra madre, dove l’assemblea festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno il Dio tre volte Santo (cf Prefazio del giorno)! È lì che si realizzerà in pienezza la nostra vita, perché il Signore si manifesterà in tutta la sua bellezza e “noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3,2). Per questo la gioia pervade i nostri cuori stasera: noi contempliamo, guidati dall’apostolo Giovanni nel brano dell’Apocalisse, “una moltitudine immensa, che nessuno può contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (cf Ap 7,9), che partecipa alla liturgia celeste che si celebra davanti all’Agnello: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello” (Ap 7,10). “Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen” (Ap 7,12). È confortante per noi pensare che ogniqualvolta partecipiamo alla Liturgia terrena, soprattutto all’Eucarestia, noi anticipiamo e pregustiamo anzitempo quel che vivremo quando anche noi giungeremo al monte santo del Signore. Per questo, guidati dalla fede, entriamo ogni giorno, mediante la nostra partecipazione attiva e consapevole ai Santi Misteri, nella generazione che cerca il volto di Dio, il volto del Dio di Giacobbe, per ottenere benedizione e grazia (cf Salmo responsoriale).
La festa di tutti i Santi è festa di famiglia, perché noi e loro – coloro cioè che già vedono il volto di Dio e possiedono perciò la pienezza della gioia – siamo un’unica famiglia. Tutti apparteniamo alla radice santa di Dio perché da Lui generati: “Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1 Gv 3,1). Non è fantasia, non è una storia inventata per alimentare un ingenuo sentimento di devozione! No, è verità! Siamo figli di Dio, figli nel Figlio unigenito, resi tali dalle acque rigeneratrici del Battesimo, che ha messo in noi un seme di eternità. Nel momento in cui rinasciamo dall’acqua e dallo Spirito, viene trasmessa in noi la santità di Dio, veniamo resi partecipi della natura divina (cf 2 Pt 1,4), veniamo innestati come membra vive nel corpo di Cristo che è la Chiesa, divenendo perciò partecipi della stessa santità della Chiesa. Sposa immacolata dell’Agnello immolato, la Chiesa per sua natura è santa, pur essendo composta da uomini fragili e peccatori. La santità le viene dall’essere unita indissolubilmente a Cristo sposo.
«Noi crediamo che la Chiesa… è indefettibilmente santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale col Padre e lo Spirito è proclamato ” il solo santo “, ha amato la Chiesa come sua sposa e ha dato se stesso per essa al fine di santificarla, e l’ha unita a sé come suo corpo e l’ha riempita col dono dello Spirito Santo, per la gloria di Dio. Perciò tutti nella Chiesa… sono chiamati alla santità » (Lumen gentium, 39).
Facciamo nostra in questo momento la professione di fede nella santità della Chiesa che il Concilio Vaticano II ci ha trasmesso. La Chiesa è santa perché è nata dal seno della Trinità. E’ santa perché in essa operano per la santificazione degli uomini, in una perfetta sinfonia divina, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Nella Chiesa santa è offerto a tutti il dono della santità: chi accoglie nella libertà il progetto salvifico di Dio e si lascia guidare e plasmare dalla Grazia, diventa santo come Dio è santo.
Riscoprire la realtà e la bellezza del nostro rapporto vitale con la Trinità: questo è l’impegno prioritario del nostro essere cristiani. Con le tre divine Persone noi siamo in profonda comunione. Il Battesimo ci ha immersi nella vita della Trinità, rendendoci, così, partecipi della stessa santità di Dio. La prima e fondamentale vocazione del cristiano, in ogni stato di vita, è perciò la santità, intesa come perfezionamento, nella fedeltà quotidiana al Signore, del dono di grazia a noi elargito con abbondanza dallo Spirito attraverso la rinascita sacramentale del Battesimo.
L’essenziale nella vita cristiana è perciò crescere nella santità. A questo ci invita l’apostolo Paolo: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Ts 4,3). Noi siamo già santi, perché la grazia divina è stata riversata su di noi. A noi è comunicata abbondantemente la vita stessa di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Certo, rimane il divario tra ciò che ci è stato concesso e la nostra corrispondenza al dono. Per questo il Signore ci offre gli strumenti della grazia per sostenere il nostro impegno nell’accogliere sempre meglio il dono ricevuto gratuitamente. Se sapremo aprirci al soffio dello Spirito, se sapremo essere uomini e donne che incarnano nell’esperienza quotidiana lo stile delle Beatitudini, se sapremo accogliere con umiltà i diversi segni efficaci della presenza del Risorto, in particolare i Sacramenti, cammineremo nella santità e renderemo la Chiesa così come l’ha voluta Gesù suo sposo: “tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata” (Ef 5, 27).
In questo contesto luminoso e gioioso si inserisce per la nostra Chiesa diocesana l’evento della Ordinazione presbiterale di don Pierpaolo, che questa sera è qui davanti a noi con l’entusiasmo dei suoi anni giovanili, ricco del percorso formativo compiuto in diversi ambienti – dalla famiglia al seminario, passando per la parrocchia. Parafrasando l’antifona d’ingresso, sento di poter rivolgere a tutti voi, miei cari, l’invito a vivere in una gioia intensa questo evento. “ Rallegriamoci tutti nel Signore in questa festa dell’ordinazione presbiterale di don Pierpaolo: con noi gioiscono gli angeli e i santi e lodano il Figlio di Dio, sorgente di ogni santità e di ogni ministero”. Sì, la gioia per questo evento vede coinvolta non solo la Chiesa ancora pellegrina, ma anche la Chiesa celeste, con la quale siamo in piena comunione, soprattutto quando celebriamo l’Eucarestia.
Rallegrati Chiesa di Conversano-Monopoli che oggi ricevi in dono un altro Presbitero, che viene ad arricchire la splendida famiglia presbiterale, della quale sono grato al Signore per la passione apostolica dei suoi membri. Rallegratevi Francesco e Luciana, che avete dato a Cristo, mediante la Chiesa, un vostro figlio, e di questo ve ne siamo grati. Rallegrati comunità parrocchiale di S. Leone, che oggi vedi un ragazzo, un giovane, cresciuto al tuo interno, diventare pastore, sulle orme dei pastori che hanno curato i primi germi di vocazione – e qui mi piace ricordare oltre don Leonardo Mastronardi, il compianto don Vincenzo Vitti. Rallegratevi cari Seminari diocesano e Regionale, dove don Pierpaolo ha percorso il suo cammino formativo, facendo maturare il seme della vocazione e che ora lo vedete pronto a mettere a frutto quanto gli è stato donato per far crescere la santità nella Chiesa. Grazie a tutti gli educatori di ieri e di oggi di entrambi i Seminari, per il prezioso lavoro svolto non solo con don Pierpaolo e don Filippo, ma con tutti i nostri seminaristi. Un pensiero grato per la sua presenza va al caro don Gianni Caliandro, rettore del Regionale.
Carissimo Pierpaolo, quante persone il Signore ha messo sul tuo cammino! Tutte hanno contribuito a farti capire, nel rispetto della tua libertà, che il Signore ti voleva prete. Nel silenzio del tuo cuore la voce di Dio è risuonata sin dall’infanzia, come è accaduto per il piccolo Samuele nel tempio del Signore. Hai imparato a riconoscere questa voce e ti sei lasciato conquistare dalla dolcezza che questa Parola lasciava nel tuo cuore. Hai capito che valeva la pena a dire di sì e ti sei arreso alla forza di quella Parola. Non hai posto ostacoli e oggi rispondi a quella voce, che ti chiedeva: “chi manderò e chi andrà per noi?”, con il tuo “Eccomi, manda me!” (cf Is 6,8). E dove ti manda questa Parola? Ti manda nella storia degli uomini per testimoniare la bellezza della vocazione alla santità, a dire a tutti che Dio ci vuole santi come Lui è santo (cf Lv 19,1-2; 2 Pt 1,16-16). In un popolo chiamato alla santità, qualsiasi ministero, soprattutto quello ordinato, è a servizio della crescita nella santità di ogni battezzato, anzi di ogni uomo che si apre senza reticenze al mistero del Dio Amore. Per questo oggi sei ordinato presbitero. Tra poco, nella preghiera di ordinazione, chiederò a Dio: “rinnova in lui l’effusione del tuo Spirito di Santità; adempia fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il suo esempio guidi tutti a un’integra condotta di vita”. Guidare tutti ad un’integra condotta di vita! Questo è il tuo compito, come è il compito di tutti noi preti. Non siamo animatori spirituali che devono saper gestire le cose sacre. Non siamo organizzatori di belle manifestazioni pastorali che facciano parlare di sé per il gran numero di persone che si coinvolgono. No, noi siamo chiamati ad essere testimoni di un Amore che ha fatto irruzione nella nostra vita e l’ha trasformata. Un Amore che ogni giorno si alimenterà nell’incontro con il Vivente, che deve essere appuntamento desiderato e cercato sia nella celebrazione che nell’adorazione dell’Eucarestia. Questo vorranno dirti le parole che ti rivolgerò tra poco, consegnandoti le offerte: “renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, conforma la tua vita al mistero della croce di Cristo”.
Lasciati perciò guidare dallo Spirito di santità e ricorda che Gesù ti ha scelto per sé e ti vuole suo, proprio per trasfondere in te i suoi stessi sentimenti: vuole parlare con la tua bocca, vuole camminare con i tuoi piedi, vuole abbracciare e amare con il tuo cuore, vuole servire con le tue mani, quelle mani che io consacrerò con il santo crisma e che dovranno sempre profumare della carità di Cristo. Con il cuore fuso in unità con il Cuore di Cristo darai senso a ciò che farai e ti santificherai attraverso lo stesso ministero. E il Buon Pastore si compiacerà di rivelarsi attraverso la tua umanità trasfigurata dalla carità pastorale. Sii uomo delle Beatitudini, che sono il ritratto di Gesù. Sii povero in spirito, mite, misericordioso, puro di cuore… lascia intravedere dal tuo vissuto, che sono proposte possibili per tutti coloro che vogliono vivere la gioia della santità battesimale.
Concludo alzando con voi lo sguardo colmo di stupore e di amore tenerissimo verso Colei che noi veneriamo come la tutta santa e la tutta bella. E’ Lei la realizzazione perfetta della chiamata alla santità: nessuno più di Lei è stato e sarà santo e immacolato al cospetto di Dio nella carità (cf Ef 1,4). L’evangelista Luca, da vero artista, ce La presenta con una semplice, ma completa, definizione: è la piena di grazia (cf Lc 1,28). E’ amata da Dio perché ha creduto nella Parola del Signore (cf Lc 1,45), l’ha meditata e conservata nel suo cuore (cf Lc 2,19.51). Guarda a Lei con fiducia, invocala con il bel titolo con cui hai imparato a conoscerla dalla più tenera età di Madonna della Vetrana, amala, e alla sua scuola impara a dare spazio a Dio nella tua vita e lasciati guidare nelle tue scelte quotidiane da quelle sue parole sempre attuali, dette un giorno ai servi a Cana: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (cf Gv 2,5). Sì, qualsiasi cosa Gesù ti dice, falla, vivila. Sarai santo e così santificherai tutti quelli che il Signore, attraverso la Chiesa, ti affiderà.