Carissimi,
ancora una volta siamo raccolti sotto lo sguardo amabile della nostra Madonna della Madia, all’alba di un 16 dicembre che, seppur diverso nei momenti che lo caratterizzano, è per tutti noi sempre ricco di suggestioni e di ricordi che riempiono il cuore di stupore e di gratitudine. La giornata di festa non si è aperta con la consueta rievocazione storica dell’arrivo della nostra bellissima Icona e pesa molto la mancanza di un appuntamento così atteso. Questa assenza non può tuttavia rendere meno intenso il nostro legame con la Madre del Signore, che proprio nei momenti più difficili fa sentire la sua presenza tra i suoi figli. E noi – lo possiamo dire con profonda convinzione – oggi avvertiamo ancora di più che Lei ci è vicina: non ci ha mai lasciati soli nella prova che da mesi ormai stiamo vivendo e certamente continuerà a camminare con noi, tenendo accesa la lampada della speranza, quella luce che darà vigore ai nostri passi, nonostante il futuro ancora incerto e carico di incognite, che chiede a tutti prudenza e lungimiranza nel valutare i passi da compiere. So bene quanto la decisione assunta di sospendere per questo anno la celebrazione al porto per l’approdo sia stata accolta con sofferenza da parte di alcuni. Il dispiacere di questi nostri amici è anche il mio dispiacere, perché il primo a voler mantenere viva la tradizione dell’approdo è proprio il Vescovo. Ma era una scelta necessaria, perché tutti abbiamo il dovere di tutelare quel bene primario che è la salute delle persone. Come membri della comunità ecclesiale non potevamo perciò non accogliere e fare nostre le disposizioni socio-sanitarie emanate dalle autorità competenti. Anche questo rientra nel servizio che la Chiesa rende alla città degli uomini.
Ne usciremo, è certo, e quando tutto sarà passato, torneremo a rivivere i riti suggestivi che caratterizzano la nostra festa. Con spirito diverso però, perché la nostra festa non potrà essere semplicemente un momento aggregativo della Città nel nome della Madonna. Deve essere sempre più l’occasione propizia per riappropriarci delle nostre radici cristiane, scoprendo il dinamismo fecondo della fede. Il tempo di crisi che stiamo vivendo deve educarci al discernimento, per individuare ciò che realmente dà senso alla vita e relativizzare ciò che è invece solo cornice esteriore. Ritornare all’essenziale, gustando le gioie vere, quelle che mettono a tacere gli egoismi e aprono al gusto della fraternità, vissuta nell’amore di Dio. E uno dei frutti più attesi di questo tempo di prova deve essere proprio il ritrovare la gioia della fraternità e dell’amicizia sociale, meta questa a cui ci esorta il Santo Padre Francesco nella Lettera Enciclica Fratelli tutti.
Certamente la nostra dolcissima Madre anche quest’oggi viene e si ferma in mezzo a noi. Come sempre, Lei non si stanca di mettersi sulla strada, in cammino, per venire ad incontrarci. E come fece quel giorno lontano, quando da Nazareth si mosse verso una città di Giuda, Ella viene portandoci il Figlio amato Gesù. È Lui il dono che ci è offerto dal suo cuore di Madre! La pagina evangelica ascoltata poc’anzi è lo sfondo giusto per comprendere l’evento che da oltre nove secoli fa di Monopoli la Città di Maria. Ella volle approdare nelle nostre terre con la dolce Sua Icona per portare la gioia dell’amore, di cui era totalmente avvolta la Sua vita. Ella sapeva bene di essere molto amata dal popolo monopolitano, per questo volle dare un’ulteriore segno di predilezione facendo giungere prodigiosamente l’Icona, che è un richiamo di tenerezza e di bontà, di bellezza e di eternità. E come avvenne nella casa di Elisabetta, anche noi, quest’oggi, facendoci eco delle passate generazioni che con gioia immensa L’hanno accolta, rivolgiamo a Lei e al frutto del Suo grembo Gesù parole di benedizione. Riconosciamo la Sua grandezza nell’atto di fede che aveva compiuto pronunciando il suo Sì: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.
Carissimi, la nostra Cattedrale deve diventare sempre più luogo dell’incontro con la Madre. È la nostra Ain Karem, il villaggio di Elisabetta. Deve essere la casa comune dove i figli si ritrovano per accogliere la Madre, per benedirLa a motivo della Sua grande fede, per aprirLe con confidenza il cuore, per manifestarLe i sentimenti che lo abitano, per attingere coraggio e fiducia per la propria vita. Quando penso ai diversi templi che sono stati edificati in questo luogo nel corso dei secoli, da quello romanico del Vescovo Romualdo a quello barocco del Vescovo Cacace, che ci accoglie in tutto il suo splendore e di cui quest’anno abbiamo ricordato il 250mo anniversario della dedicazione, non posso non avvertire un fremito di gioia, perché io vedo in questa operosità, che ha contraddistinto le passate generazioni, il desiderio di avere un luogo idoneo per stare con la Madre ed essere da Lei condotti all’incontro con il Salvatore. Sì, perché Maria quando le apriamo la porta del cuore altro non vuole che entrare e portarci Gesù, Suo Figlio. Vorrei che per la nostra Città questa casa realizzata come dimora per la dolce Icona della Madia diventi sempre più il luogo dove noi approdiamo, per rifugiarci tra le braccia della più tenera tra le madri, soprattutto nei momenti in cui avvertiamo tutto il peso della nostra fragile umanità. Sì, dobbiamo pensare ad un nuovo approdo, dove tutti siamo non spettatori ma protagonisti di un evento che ci coinvolga interiormente. Impariamo ad approdare noi nel porto sicuro delle braccia materne di Maria, sempre spalancate per accogliere i figli che Le sono stati affidati dal Figlio morente sulla Croce. Nelle tempeste che si scatenano nella vita, quando ci sembra di vacillare nel buio, quando abbiamo perso l’orientamento e imboccato strade sbagliate, quando ci sentiamo schiacciati dal nostro peccato, che deturpa la bellezza divina in noi, quando l’egoismo ci ha incatenati alle nostre passioni sregolate, guardiamo verso la Stella e invochiamo Maria, la nostra Madonna della Madia. Corriamo da Lei e aspettiamo che Ella ci apra la madia del Suo Cuore, da dove prenderà il Pane della vita per donarcelo in abbondanza. In quella madia il Pane non verrà mai meno, è sovrabbondante perché il dono di Dio è inesauribile. Come è buono il Pane che il Padre depone nella madia benedetta e incorruttibile, che è Maria. Quel Pane, custodito in questo scrigno prezioso, prende il sapore della Madre, per cui quando mangiamo il Pane vivo disceso dal cielo avvertiamo, gustandolo, il profumo di Maria di cui il Figlio è totalmente impregnato.
Da questa Cattedrale dove siamo giunti affamati di luce, stanchi e disorientati, dopo aver sentito il calore materno di Maria, dopo esserci saziati del Pane della vita donatoci dalla Madre, usciremo ritemprati, rinfrancati interiormente, pronti a dare sempre ragione della speranza che è in noi a tutti quelli che il Signore metterà sulla nostra strada. E come è necessario tutto questo nel tempo che viviamo! Se noi credenti riuscissimo a diffondere anche solo una scintilla di speranza attorno a noi, quanto bene faremmo nella storia.
Facendomi voce di tutta la nostra comunità, permettete ora che mi rivolga a Lei, a Maria, deponendo nel Suo Cuore gli aneliti e i bisogni di tutti noi Suoi figli.
Madonna della Madia, stella luminosa che brilla nel cielo meraviglioso della nostra Città, mi rivolgo a te con fiducia, unendomi al cantico di lode sgorgato dal tuo Cuore quando giungesti nella casa di Elisabetta. Con te magnifico il Signore, che guardando la tua umiltà ha fatto in te grandi cose. Con te, lodo e benedico il Signore perché anche in mezzo a noi Egli ha fatto e continua a fare meraviglie. Sono certo che la tua preghiera impetrerà sempre più copiose benedizioni dall’Altissimo. Chiedi al Tuo Figlio di continuare a effondere grazia su grazia sulle nostre famiglie, soprattutto in questi giorni difficili che tanta angoscia e preoccupazione portano in molti, impauriti per le prospettive future che riguardano i tanti ambiti della vita, a cominciare dal lavoro, sempre così incerto per molti. Custodisci con tenerezza le nuove generazioni che si stanno aprendo alla vita nel momento in cui i problemi sociali sembrano offuscare l’orizzonte, lasciando sbiadire tutti i sogni. Non permettere che perdano il gusto di sognare! Dono loro il coraggio di osare nella vita i percorsi più impegnativi, quelli che permettono di esprimere al meglio le loro potenzialità. Stai vicino a tutti coloro che lottano per sconfiggere il terribile virus, sia agli ammalati, che spesso nella solitudine vivono il dramma della malattia, sia agli operatori sanitari, che mettono a repentaglio la loro stessa vita pur di rendersi buoni samaritani di tanti fratelli e sorelle che sono nella sofferenza. Invoca pienezza di vita per coloro che in questi mesi hanno concluso il pellegrinaggio terreno. Ti affido in particolare i 25 fratelli e sorelle che nella nostra Citta il coronavirus si è portato via! Penso anche allo strazio dei loro familiari e ti chiedo di dare loro consolazione. Aiuta tutti noi a non smarrire il senso della vita, ma a dare il meglio di noi stessi per essere luce e sale che dà sapore e nuova direzione alla storia. Rendi tutti noi, discepoli del tuo Figlio lievito di fraternità e testimoni di carità. E noi, con la gioia dei figli, ti diciamo: sii sempre benedetta, o Madre nostra, o dolce Madonna della Madia, ora e per l’eternità. Amen.