Omelia ordinazioni diaconali Religiosi Vocazionisti

Messa vespertina della Vigilia della solennità dei SS. Apostoli Pietro e Paolo
28-06-2020

Carissimi, con la celebrazione vespertina odierna entriamo nella solennità liturgica dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, che “uniti nel martirio sigillano nel sangue l’annunzio del Vangelo” (Inno alle Lodi). Entrambi hanno incontrato Cristo, che facendo irruzione nella loro vita li ha catapultati in una nuova realtà, chiamandoli a seguirlo: il primo mentre era intento nel suo lavoro lungo le rive del mare di Galilea (cf Mt 4,18), l’altro mentre era in viaggio verso Damasco, determinato a bloccare il diffondersi della nuova fede (cf At 9,1-19). Incontrando Cristo, entrambi hanno dato una svolta radicale alla loro vita. Hanno lasciato tutto e subito e si sono messi alla sequela del Rabbì di Nazareth. La Chiesa li unisce nel ricordo perché il loro sangue ha fecondato il primo annuncio del Vangelo a Roma. “Un solo giorno è consacrato alla festa dei due Apostoli. Ma anch’essi erano una cosa sola. Benché siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo seguì. Celebriamo perciò questo giorno di festa, consacrato per noi dal sangue degli Apostoli. Amiamone la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, le testimonianze e la predicazione” (dai Discorsi di S. Agostino).

Nella luce della testimonianza eroica dei due Apostoli, la famiglia vocazionista esulta perché vede avanzare il cammino ministeriale di alcuni giovani che hanno creduto al carisma che lo Spirito ha suscitato nel cuore del Beato Giustino Russolillo, aderendovi con l’entusiasmo della loro giovinezza. È con profonda gioia che questa sera sono qui con voi per condividere l’evento di straordinario valore spirituale per la Chiesa e per la vostra Famiglia religiosa, cari Confratelli, figli del Beato Giustino, che con profondo coinvolgimento interiore partecipate alla Ordinazione diaconale di sei giovani, provenienti da diverse parti del mondo. Sono grato al Rev.mo Padre Antonio Rafael do Nascimento, Superiore generale, che mi ha invitato a presiedere questa celebrazione. Insieme a lui, saluto tutti voi religiosi e religiose, in modo particolare voi ordinandi, con sincera stima e con ammirazione per ciò che siete nella Chiesa. Ho accolto volentieri l’invito, dando alla mia presenza il significato della gratitudine della Chiesa di Conversano-Monopoli per il lavoro pastorale che i Padri Vocazionisti svolgono nella parrocchia S. Andrea in Conversano. Sono altresì contento di essere tra voi, perché posso condividere la gioia per il felice esito del processo canonico sul miracolo attribuito all’intercessione del Beato Giustino, che apre la strada all’attesa canonizzazione. La Provvidenza di Dio sta accompagnando il vostro cammino, cari fratelli e care sorelle, e il riconoscimento della santità del Padre non può non provocare una fioritura ulteriore di santità tra i figli, che trovano nel Fondatore un modello certo a cui ispirarsi.

Nell’albero secolare della Famiglia Vocazionista – stiamo celebrando il primo centenario della sua fondazione – oggi i nuovi germogli, innestati recentemente mediante la Professione dei Consigli evangelici, vengono consacrati dallo Spirito Santo perché possano essere segno efficace della diaconia di Cristo, che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45). Il ministero diaconale abilita, chi lo riceve, a fare della propria vita un dono d’amore, rendendola così riflesso, trasparenza, della bellezza di un Dio che per sua natura è Amore (cf 1Gv 4,7-16). Questo è il miracolo che si compie oggi: lo Spirito Santo fa irruzione nell’esistenza di questi giovani e li trasforma interiormente rendendoli somiglianti a Cristo servo, mettendo in loro gli stessi sentimenti del Cuore di Cristo.

Cari Donisius, Edwin, Michael, Rivo Stephan, Paulus, Valentinus, già ricolmi di Spirito Santo dal giorno del vostro Battesimo e della vostra Cresima, oggi venite plasmati da questa Forza divina che imprime in voi un carattere indelebile, che rimarrà in voi anche quando riceverete il dono del Presbiterato. Siete Diaconi per sempre e non solo per i mesi che precedono l’Ordinazione presbiterale! E il vostro Sacerdozio domani sarà tanto più efficace quanto più sarete capaci di trasmettere Cristo, a cui siete assimilati proprio mediante l’esercizio del ministero diaconale. Capite bene allora come è importante non sciupare il dono che oggi ricevete. Con l’imposizione delle mani e la preghiera della Chiesa inizia una trasformazione della vostra persona che raggiungerà il suo culmine con l’ordinazione presbiterale. Stasera lo Spirito tratteggia in voi i lineamenti di Cristo servo, con il Presbiterato lo Spirito vi conformerà totalmente a Cristo, Sommo ed eterno Sacerdote. Nella libertà del vostro cuore, consegnate la vita allo Spirito del Signore perché, con la fantasia soprannaturale che lo caratterizza, faccia di ciascuno di voi un capolavoro di grazia.  D’ora in poi ogni parola, ogni gesto, ogni palpito del vostro cuore, deve avere il profumo di Cristo. Tutto in voi deve parlare di Lui! Egli è il Buon Samaritano dell’umanità, che “nella sua vita mortale passò beneficando e sanando tutti coloro che erano prigionieri del male” (Prefazio TO 8). “Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli” (Preghiera eucaristica V/c). Egli prese su di sé il dolore del mondo per illuminarlo e guarirlo.

Quanto bisogno c’è oggi per la Chiesa di conoscere e far proprio il dolore del mondo per portarvi il balsamo della speranza, che allarga l’orizzonte dello sguardo umano con la luce della Pasqua. Stiamo vivendo un tempo ancora carico di incognite, che nei mesi scorsi ha portato morte, sgomento, dolore, inquietudini. Mentre scopriamo ogni giorno di più la fragilità e la precarietà della vita, che producono paura e smarrimento, nello stesso tempo emergono attese e speranze che interpellano noi credenti. Per questo, ogni giorno i discepoli di Cristo devono farsi attenti alle urgenze della storia e nella preghiera invocano dal Signore una trasformazione profonda del cuore, che consente loro di farsi solidali con i poveri del mondo. Così preghiamo in una preghiera eucaristica: “Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua Parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa’ che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti” (ivi). Sì, solo se saremo capaci di uno sguardo illuminato dalla Parola, potremo essere seme che feconda la storia, facendo sgorgare quei fiumi di speranza che irrigano i deserti del cuore.

Se questo è vero per ogni battezzato, lo deve essere maggiormente per voi, carissimi ordinandi. La Chiesa chiede a voi Diaconi di lasciarvi plasmare dalla Parola viva ed efficace che pone nelle vostre mani perché sia innanzitutto per voi pane da gustare quotidianamente, assaporandone tutta la fragranza. Un dono che è dato a voi, ma che non è per voi solamente. Lo dovete condividere come bene prezioso con tutti coloro che il Signore pone sul vostro cammino, perché sazi la loro fame di verità. Tra poco a ciascuno di voi dirò: “Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”. Sono parole che devono orientare il vostro ministero, perché testimoniare la carità cosa è se non dare carne al Vangelo? Gesù è la Parola fatta carne ed è Lui che dovete trasmettere con coraggio, con convinzione e con gioia, come tesoro di inestimabile valore.

Nel racconto degli Atti, ascoltato come Prima Lettura, Pietro e Giovanni – dinanzi alla richiesta dell’elemosina avanzata dallo storpio nel tempio di Gerusalemme – non hanno esitazione. “Pietro gli disse: Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina” (At 3,5). E presolo per la mano destra lo sollevò (cf At 3,6). Dall’Apostolo, e quindi da ogni discepolo-missionario, si può e si deve ricevere in dono solo la potenza del nome di Cristo, perché “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (At 4,12). La potenza del nome di Gesù è posta nelle vostre mani. Ricchi di questo tesoro di inestimabile valore fatevi pellegrini del Vangelo sulle strade del mondo. Non adagiatevi a scelte di comodità ministeriali in cui fate solo ciò che vi piace o quel che non incomoda più di tanto. Se agirete così, conoscerete ben presto stanchezza e insoddisfazione. Alimentate piuttosto il fuoco della carità, che deve ardere continuamente nel vostro cuore, e che vi porta al radicalismo evangelico, quale tratto imprescindibile della vostra vita di consacrati e di ministri ordinati.

Per tenere vivo questo fuoco vi chiedo di lasciarvi sempre provocare nella vita dalla pagina evangelica che abbiamo ascoltato. Tutti possiamo e dobbiamo ritrovarci in quel dialogo che si svolge tra il Risorto e Pietro, un dialogo che ci interpella su come noi costruiamo il nostro rapporto con Gesù. Non entro nel merito di un approccio esegetico al testo, non ne abbiamo il tempo. A me preme sottolineare come a Gesù interessi vivere una relazione di amore assoluto (agapàn) con quelli che chiama, anche se poi alla fine si accontenta di un amore più “misurato”, come può essere quello tra due buoni amici (philèin). Un amore che non ha in sé la prerogativa del dare la vita per l’amato. Gesù insiste nel chiedergli un amore senza riserve, totale, ma Pietro, consapevole ormai della sua debolezza, dopo l’esperienza del rinnegamento, si limita a dire: “Signore, sai che ti voglio bene”. Sarà la Pentecoste a fargli fare il salto di qualità, portandolo ad un amore che sarà davvero totalizzante.  Solo così sarà capace di dare la vita per Gesù!

Cari ordinandi, tra poco nella preghiera di ordinazione io invocherò lo Spirito Santo su di voi: “Ti supplichiamo, o Signore, infondi in loro lo Spirito Santo, che li fortifichi con i sette doni della tua grazia, perché compiano fedelmente l’opera del ministero”. Sarete rivestiti di Forza dall’alto e ciò vi permetterà di essere capaci di dire a Gesù che volete amarlo con tutto voi stessi, senza riserve, perché Lui è tutto per voi. Ricolmi di questo amore sarete “pieni di ogni virtù: sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito”, come chiederemo tra poco nella preghiera di ordinazione. Così la vostra vita, generosa e casta, sarà un richiamo costante al Vangelo (cf ivi) e potrete essere icona fedele di Cristo servo.

Affido al vostro cuore anche la confessione che l’Apostolo Paolo ci ha trasmesso nel brano della lettera ai Galati, ascoltato nella seconda lettura. Paolo parla di sé e dell’esperienza che ha fatto quando ha incontrato Cristo e si è lasciato conquistare da lui. Il Risorto ha parlato al suo cuore ed egli si è aperto al dono della rivelazione: “il Vangelo da me annunziato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo” (Gal 1,11-12).

Cari Donisius, Edwin, Michael, Rivo Stephan, Paulus, Valentinus, lasciatevi anche voi afferrare dalla forza del Risorto, che accompagna il cammino della Chiesa nella storia e permettete al Maestro di parlare al vostro cuore. Con il suo Spirito, egli vi condurrà nella miniera inesauribile delle Scritture e vi renderà capaci di conoscere il Dio della rivelazione. Più lo conoscerete, più saprete comunicarlo, non a parole ma con la trasparenza della vostra vita. Educatevi ed educate alla legge dell’amore, e mostrate la bellezza della fraternità: è la carta vincente per essere autentici evangelizzatori! Siate testimoni della tenerezza di Dio, facendovi prossimo ad ogni fratello. Non fate distinzioni nell’amare e, fra tutti, preferite i poveri, gli emarginati, gli ultimi, quelli che non hanno voce e quelli che vengono disprezzati, per qualunque motivo.

Camminate nella luce della Parola e tutto ciò diventerà realtà: questa è la consegna che affido a ciascuno di voi, mentre con voi e per voi invoco l’intercessione della Serva del Signore, chiamata ad essere Madre di Dio e Madre della Chiesa. E con Maria, volga sempre il suo sguardo benedicente il vostro amato Padre, il Beato Giustino, di cui dovete essere fedeli figli e discepoli.

Buon cammino cari fratelli diaconi, e seminate tanta speranza attorno a voi, con il vostro sorriso e con il fuoco dell’amore di Dio.